La chitarra moderna, in quanto depositaria di culture e tradizioni plurisecolari, detiene una molteplicità di utilizzi con meccanismi dinamici sempre vari.

Si consideri, ad esempio, il genere flamenco e la sua totale autonomia ed indipendenza tecnica, formale ed estetica. Si paragoni, quindi, l’apparente istintività ostentata dagli esecutori del tipico repertorio della tradizione iberica con la riflessiva, oculata e ponderata interpretazione di una fantasia, originariamente scritta per liuto da un autore del rinascimento italiano, quando però viene proposta da un chitarrista giapponese.

Le responsabilità di entrambi saranno rilevanti ma diversificate: il primo desidera esprimere la sua creatività mantenendo inalterata la tradizione appresa direttamente sin dalla nascita sul suo luogo di origine; il secondo invece, mettendo in campo un consistente impegno intellettuale, descrive, riesaminando o meglio riesumando con molta immaginazione e intuizione, concetti estetici, sonorità e timbri appartenenti ad altri strumenti, ma anche armonie, melodie, forme e stili di epoche storiche lontanissime ed estranee alla propria originaria cultura e tradizione.

I modelli indicati evidenziano una contrapposizione stridente tanto da sembrare improponibili se analizzati superficialmente. Eppure in entrambi i casi il mezzo utilizzato è sempre lo stesso ma l’attore apparentemente è diverso solo però se non lo si considera parte dell’inconscio collettivo che è la struttura della psiche dell’intera umanità.

Questo si sviluppa nel tempo e si suddivide in tre grandi contenitori:

l’inferiore, legato alle radici arcaiche e quindi al passato dell’umanità; il medio, costituito dai valori socio-culturali del momento, quindi attuali; il superiore, invece relativo ai valori, alle potenzialità e alle mete future dell’umanità.

Che cosa quindi permette a patrimoni di valori socio-culturali estremamente diversi di poter concretizzare, con lo stesso strumento musicale, pratiche interpretative su generi diametralmente opposti?

Con ogni evidenza, ciò che permette di realizzare questo attraente e variegato panorama di emozioni, colori, ritmi e suoni è essenzialmente la prassi esecutiva che è caratteristica e distintiva per ciascun genere. Essa è sempre governata da regole ben precise che non devono mai tralasciare le esigenze che la naturale dinamica delle dita fisiologicamente richiede.

Lo studio della tecnica e dei vari meccanismi dinamici permette quindi di prescindere dai radicalismi che le tradizioni imprimono nell’animo umano tanto da consentire agevolmente l’inversione dei due ruoli, cioè che il chitarrista giapponese possa realizzare anche performance nel genere flamenco di pari livello del suo collega spagnolo.

La scienza, lo studio e la ricerca sono il più valido sostegno alla versatilità propria della natura umana nella realizzazione di questi affascinanti fenomeni facilmente riscontrabili nel mondo della musica.

Gli studenti saranno stimolati a esprimere le loro opinioni in merito a questa molteplicità di concetti e quindi obbligati a trarre le conclusioni più ovvie sul significato del termine “prassi esecutiva”.