La pratica delle scale sulla chitarra - Scale doppie

Lezione


Individuato il percorso dinamico più consono e più funzionale nella pratica delle scale semplici, diviene consequenziale applicare gli stessi principi anche in quelle doppie.

Va considerato che tale applicazione è molto più complessa in quanto le dita agiscono a coppia svolgendo contemporaneamente due funzioni dinamiche: l’ordinario movimento orizzontale e l’estensione verticale.

La prima fruisce pienamente dei vantaggi offerti dalla centratura dei polpastrelli sulle due corde e dall’ortogonalità delle falangette. La seconda invece emerge soprattutto quando, con l’aumentare della distanza tra corda e corda (minima nelle scale per terze, massima in quelle per decime), si indebolisce il controllo della centratura e dell’ortogonalità e si rendono necessari cedimenti compensativi nelle angolazioni delle dita, da recuperare, ove possibile, con estensioni a carico del metacarpo.

Le estensioni verticali divengono a ragione la seconda funzione dinamica delle scale doppie e quindi un’importante prerogativa di tale pratica. Si concorderà ancora che lo studio della musica contrappuntistica prevederà un propedeutico utilizzo dei modelli dinamici applicabili soprattutto nelle scale per decime. Queste ovviamente perderanno la loro naturale vocazione di scale e, se eseguite con la massima lentezza e precisione (centratura dei polpastrelli e ortogonalità delle falangette) svilupperanno, con ragguardevole apprezzabilità, la pratica del corretto mantenimento dei suoni nei repertori di musiche polifoniche.

Lo stesso Fernando Sor nel suo Metodo per chitarra, individua l’importanza dell’apprendimento di questa tecnica, evidenziandone, a ragione, la costante presenza ed applicazione nella letteratura musicale di tale strumento. La sua vasta esperienza compositiva lo porta alla formulazione di precise diteggiature che, a suo dire, apprese correttamente permettono al chitarrista di eseguire con piena competenza anche complesse successioni armoniche.

Gli studenti saranno invitati ad analizzare in forma critica i seguenti metodi di tecnica chitarristica col fine di individuare in essi una logica comune nella diteggiatura adottata nelle scale a corde doppie. Ciascuno sceglierà le proposte che ritiene più interessanti e ne spiegherà i contenuti dinamici e le ragioni dei vantaggi che si traggono dalla loro pratica.

Fernando Sor: Metodo per chitarra;
Ruggero Chiesa: Tecnica Fondamentale della Chitarra – Le Scale;
Marco Amelotti: Modelli di scale a corde doppie per terze, seste, ottave e decime per chitarra;
Giorgio Tortora: Le scale per chitarra;
Patricio Galindo: Método Completo de Chitarra Clasica.

Gli studenti scopriranno immediatamente che esistono due scuole di pensiero nell’adozione dei criteri dinamici. Saranno quindi costretti a fare una scelta che, se di qualità, dovrà convergere verso la piena applicazione dei modelli.

Tale scelta, supportata da attente valutazioni, non sarà una mera imposizione ma il risultato di una lunga serie di considerazioni e di collaudi da motivare sperimentalmente e con la necessaria prudenza.



Considerazioni accessorie

Riprendendo il concetto sulla naturale conformazione anatomica della mano rileviamo che, analogamente alle scale semplici, la coppia di dita 3° - 4° opera vantaggiosamente quando pratica il portamento dal grave verso l’acuto, mentre, al contrario, la coppia 1° - 2° gode ugualmente dei migliori vantaggi in spostamenti dall’acuto al grave. Va rilevato che la regola sopra espressa rimane concettualmente immutata anche quando le due coppie di dita operano invertite e addirittura, nel caso della seconda coppia, le dita vengono disposte su un solo tasto.

Per meglio comprendere il collocamento delle dita sulla tastiera si avverte che la direzione dal grave verso l'acuto è a partire dalla paletta verso la cassa.

Una particolare considerazione va fatta sulle coppie 2° - 3° (su due tasti e con il 3° collocato su corda superiore al 2°) o 2° - 3° (entrambe le dita sullo stesso tasto); esse contengono un dito (il 3°) che ha parziali vantaggi dinamici o maggiori abilità nella pratica di portamenti dal grave verso l’acuto e un altro dito (il 2°) che invece si avvantaggia dall’acuto al grave. Si evince che le coppie sopra indicate potranno essere applicate con parità di vantaggi e disagi in entrambi i portamenti.

Solamente le scale per terze presentano la prerogativa di poter essere sviluppate mantenendo sempre fermo un dito. Quest’ultimo deve scivolare sulla corda per avvantaggiare l’equilibrio dell’insieme e la stabilità della mano, soprattutto quando, per l'espansione della scala, necessita il cambiamento della corda.

Nelle altre (seste, ottave e decime), ove non si rende possibile una preparazione anticipata di almeno uno delle dita libere, evidentemente attuabile per lo più nella parte discendente della scala, il passaggio ad altra coppia di corde e di dita avviene con il sollevamento della mano dalla tastiera ed il successivo ricollocamento con la estemporanea revisione dei vari parametri compensativi.

Speciale riguardo va dato al 3° dito, quando è accoppiato al 1°, ed al 2° dito quando è accoppiato al 4°. La prima coppia, disposta 1° - 3° (acuto - grave), la si incontra nelle scale per terze, nelle scale per ottave, soprattutto quando queste ultime sono sviluppate con due corde libere all’interno delle due dita, e nelle scale per decime; oppure disposta 1° - 3° (grave - acuto), la si incontra nelle scale per terze e per ottave con una sola corda libera all’interno, su coppie di corde a partire dalla sesta, sempre con il terzo dito all’acuto che non oltrepassi la terza corda, (con il 1° dito sempre al grave, a partire dalla quarta corda, si renderà invece necessario, per costruire l’ottava, sostituire il terzo dito con il 4°) e nelle scale per decime.

Va quindi ricordato che le scale per ottave possono anche essere sviluppate con una sola corda libera tra le due dita, impegnando la coppia 1° - 4° (grave – acuto) ma con una notevole limitazione nell’estensione. La sua pratica è opportuna in presenza di brevi passaggi veloci, più cromatici che diatonici.

La seconda coppia, disposta 2° - 4° (grave - acuto) è, a dir poco, di notevole efficacia se applicata nelle scale per terze minori in prossimità del ritorno (7° - 8° grado). Si verifica un comodo incrocio di dita che mantiene ferma la mano per un lasso di tempo di tre gradi permettendo anche la preventiva immobilizzazione di dita che scivolano al grado successivo (6°). Nella prassi esecutiva di un brano, la cosiddetta forchetta va usata principalmente per ridurre il numero dei movimenti della mano. Quando invece la sua applicazione produce un successivo salto di due tasti se ne sconsiglia l’utilizzo.

In alternativa conviene procedere scivolando le stesse dita o altre attigue. Normalmente la forchetta si applica solo qualche grado prima che la frase inizi la fase discendente.

Queste due coppie di dita comunque disposte presentano: massimi vantaggi, limitati vantaggi, limitati svantaggi, massimi svantaggi in relazione alla direzione del portamento.

1° - 3°: un dito con limitato vantaggio (3°) ed un dito con il massimo svantaggio (1°) nel portamento verso l’acuto si trasformano in un dito con il massimo vantaggio (1°) ed un dito con limitato svantaggio (3°) nel portamento verso il grave.

2° - 4°: un dito con il massimo vantaggio (4°) ed un dito con limitato svantaggio (2°) nel portamento verso l’acuto si trasformano in un dito con limitato vantaggio (2°) ed un dito con il massimo svantaggio (4°) nel portamento verso il grave.

Va rilevato che per quanto riguarda la distribuzione dei vari vantaggi o svantaggi, massimi o limitati, le due coppie mantengono la stessa logica sia quando la disposizione del primo dito sulla tastiera è su corda più acuta e quella del secondo su corda più grave (casistica rilevabile nelle scale per terze, ottave e decime) sia nell’esatto contrario (scale per ottave e decime). Le due coppie in questione non saranno ovviamente in uso nelle scale per seste.

Come operare per ottenere la massima resa dinamica dai complessi scompensi e sbilanciamenti vari sopra descritti?

Si perviene alla soluzione più vantaggiosa solo individuando il dito migliore (che gode di maggior vantaggio o di minor disagio) su cui concentrare la massima responsabilità. Tale scelta deve compiersi in maniera razionale solo nella prima fase, cioè mentre si applica la diteggiatura, ma la sua esecuzione, verificato che la logica delle varie opzioni adottate sarà funzionale alla massima resa, procederà con l’impiego dei riflessi, per meglio dire, per via istintiva.

Ad esempio nella coppia 1° - 3°, comunque disposta, si concentrerà il maggiore peso, per la ricerca di equilibrio e stabilità, sul 3° dito, solo quando il portamento è verso l’acuto, e sul 1°, quando invece è verso il grave; nella coppia 2° - 4°, in entrambe le sue due disposizioni, sarà rivolta maggiore attenzione al 4° dito solo quando il portamento sarà verso l’acuto, e sul 2°, quando lo stesso portamento si svolgerà verso il grave.

Le dita meno importanti, o meglio, portatori di limitato svantaggio o limitato vantaggio, manterranno solo apparentemente l’impegno dinamico della pressione, dell’equilibrio e del portamento. Questi tre aspetti dinamici invece transiteranno provvisoriamente sul dito che, al momento, dimostra di possedere solo massimi vantaggi e limitati vantaggi.

La minuziosa descrizione di quanto accade a carico del nostro apparato dinamico, ovviamente non va mai esposta nel corso della lezione elementare in quanto provocherebbe solamente disordine mentale nell’allievo e quindi molta confusione.

Nella fattispecie si è reso necessario acquisirne la concettualità, in maniera così approfondita, in quanto la stessa serve totalmente assoggettata nei costrutti che ciascun studente dovrà adottare nella ricerca e nella sperimentazione in sviluppo durante l’intero corso.

L’enunciazione di tali teorie va configurata solamente come una dettagliata esposizione sulla naturale risultanza, risposta ed effetto provocati da un ricercato posizionamento dell’insieme spalla, braccio, avambraccio, polso e mano (altrove definito pantografo) che ovviamente predispone, senza coercizioni, verso una molteplicità di precisi, congeniti e preordinati gesti o comportamenti.

Pertanto descriverne i contenuti significherebbe quasi voler delineare la conformazione fisiologica delle mani, un impegno che nella didattica di base non è contemplato ma che ovviamente compete ad una istituzione deputata a questi fini soprattutto in tale triste epoca di oscurantismo e di crisi dei valori ampiamente riconosciuta nella moderna società mediatica molto ambiguamente supportata dalla pseudo scienza e dalla ragione.





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