La chitarra è uno strumento che per sua natura rende difficile il mantenimento del suono, per cui nella pratica abituale appare facile realizzare lo staccato mentre è più impegnativo legare i suoni. Proporre quindi l’apprendimento di complesse tecniche dinamiche per la realizzazione di interruzioni del suono forse potrebbe sembrare poco opportuno.
Analizzando la letteratura musicale originale, in particolare dell’Ottocento, capita però di incontrare composizioni con frasi che scandiscono, in maniera apparentemente forzata, suoni e pause. Queste ultime spesso non sono casuali ma occupano e svolgono un ruolo importante nel discorso musicale, tanto da richiederne un preciso e testuale trattamento anche quando per la loro corretta esecuzione necessita un impegno mentale e dinamico rilevante.
La circostanza si verifica quando la scrittura musicale evidenzia esplicitamente che il compositore reclama la realizzazione di precisi effetti, cioè quando il solfeggio differenzia le varie voci con la chiara distribuzione delle pause che la doppia scrittura, di cui la chitarra vanta l’esclusiva, riesce bene ad evidenziare.
Se su questa problematica compariamo la chitarra al pianoforte notiamo immediatamente che la prassi esecutiva del repertorio pianistico abitualmente è molto più esigente e precisa di quella chitarristica. Infatti uno dei pedali, di cui è corredato il pianoforte, serve, ed è usato ogni volta che il testo lo richiede, ad interrompere la vibrazione delle corde, in precedenza percosse, al fine di impedire la sovrapposizione dei suoni che inopportunamente si antepongono a quelli che seguono.
Gli studenti saranno stimolati a ricercare nelle opere del loro repertorio, improvvisandone l’esecuzione, ove sia proponibile, l’applicazione e/o l’approfondimento anche parziale dell’aspetto dinamico di questa complessa pratica.
Sarà loro richiesto, nella specificità di ciascun brano proposto, di individuare estemporaneamente ogni possibile schema dinamico, di sperimentarne il funzionamento e quindi di organizzare metodologicamente l’apprendimento.
Saranno inoltre sottoposte all’attenzione degli studenti impegnative opere della letteratura chitarristica comprensive di ricercati effetti, sul trattamento delle pause, evidentemente voluti dai compositori, ad esempio:
Napoleon Coste: Studio nr. 23 dai 25 Studi op. 38
Emilio Pujol: Guajira da Trois morceaux espagnols
Fernando Sor: Studio op. 6 nr. 3 e Studio op. 29 nr. 17 (rispettivamente Sor-Segovia nr. 11 e 20)
Gli studenti dovranno quindi stabilire quali elementi di prassi esecutiva dovranno essere messi in gioco nelle opere proposte, tanto da poter infine raggiungere l’equiparazione, a rigor di scienza, alla pratica adottata dai pianisti, tenendo conto dei più disparati effetti che il pedale meccanico in dotazione consente loro di realizzare.