La sua tipologia è varia, si presenta in quattro modalità diverse definite ordinariamente:
mezzo barrè, barrè di tre quarti o più precisamente di quattro sesti, barrè intero e, in forma atipica, mezzo barrè inclinato su due corde.
In questo complesso sistema di posizionamenti, il pollice della mano sinistra svolge un ruolo predominante ma particolarmente a rischio. La circostanza è alquanto singolare soprattutto perché uno delle quattro dita si comporta in maniera completamente difforme rispetto alle altre.
Essendo il primo dito più vicino al pollice, obbliga quest’ultimo a propendere verso ripercussioni negative, causando facilmente i descritti traumi all’altezza delle due nocche ma talvolta anche alla base del metacarpo a cui è collegato.
Il mezzo barrè inclinato su due corde, raramente trattato nei vari metodi analizzati, va diviso in due sottoclassi: la prima si presenta in forma unica al secondo tasto con l’aggiunta del secondo dito sul do diesis della seconda corda che spesso scivola sul la del decimo tasto, rispettando la ritualità armonica conclusiva di la maggiore. Per meglio permettere la collocazione del secondo dito si rende opportuno che il polso e quindi l’asse della mano virino leggermente verso sinistra.
L’intero sistema è uno standard tipico della letteratura ottocentesca. Questa tipicità va rappresentata con una chiara immagine dell’insieme curando che il polso sia visibile nella sua eccezionale azione provvisoriamente deviata.
L’altra sottoclasse è semplicemente un’alternativa all’utilizzo della tecnica delle scale doppie. Talvolta si rende opportuno utilizzare il mezzo barrè inclinato che pigia su due corde attigue (portando evidentemente il polso un pò più verso l’esterno onde evitare il contatto della falangetta con la corda sottostante), ma con l’asse della mano perfettamente parallelo ai tasti.
Il suo impiego è altamente raffinato a soddisfazione di particolarissime esigenze nella diteggiatura di complessi passaggi dinamici; sostituendo, ad esempio, la dislocazione del primo e del secondo dito, nella ordinaria disposizione su due corde attigue del medesimo tasto, si ottiene un pieno utilizzo delle restanti tre dita e dell’intera mano.
Va anche detto che la pratica del mezzo barrè è l’unica circostanza dell’intero sistema proposto dalla scuola spagnola in cui viene adottato un movimento indotto (riflesso) la cui dinamica non è anatomicamente contemplata e meno che mai realizzabile con il solo comando della propria volontà. L’inclinazione della falangetta quindi è una forzatura in quanto contraria al naturale impianto dinamico della mano, anche se il suo utilizzo, come descritto, è un indispensabile espediente della tecnica chitarristica.
Il tre quarti di barrè è così definito in quanto il primo dito copre pigiando le prime quattro corde. Dal punto di vista metodologico si presenta complesso e vario. La struttura della mano, soprattutto la lunghezza delle dita, l’ampiezza della palma e la personale attaccatura del pollice al metacarpo sono l’insieme degli elementi che, se valutati correttamente, permetteranno una pratica meno traumatica di questo particolare aspetto dinamico. La necessaria rappresentazione grafica non faciliterà comunque l’impegno del docente.