Le estensioni verticali: le scale doppie VI

Lezione


A questo punto del metodo sarà necessario introdurre le varie esercitazioni necessarie per l’apprendimento della tecnica delle estensioni verticali.

La completa acquisizione sarà graduale e avverrà nei primi cinque anni di corso.

Gli esercizi su cui convergerà questo apprendistato sono essenzialmente le scale doppie.

Il metodo le presenterà in maniera graduale a partire da quelle per terze in quanto impegnano in un verticalismo minimo quindi non traumatico e di quasi immediata realizzazione.

L’autore dovrà necessariamente adottare per questa pratica i migliori modelli dinamici distribuendo equamente alle dita sia i vantaggi sia gli svantaggi e quindi rinunciando con piena convinzione ad usare le corde libere in quanto in questo contesto metodologicamente inefficaci.

Tale pratica sarà opportunamente introdotta con motivazioni e spiegazioni testuali sommarie.



Sarà opportuna pure l’applicazione di qualche immagine delle dita quando l’intera mano è nel massimo del suo impegno; ad esempio, la raffigurazione di una “forchetta”, ordinariamente presente nelle scale minori, darà lo spunto all’autore per descrivere i rischi a cui si espone l’allievo quando l’introduzione di questi nuovi impegni lo distrae e lo allontana dall’indispensabile mantenimento dei corretti posizionamenti precedentemente individuati, consolidati e applicati giornalmente nella specifica tecnica di base.

A questo punto il metodo potrà compendiare una molteplicità di studi, disposti con oculatezza per micro difficoltà progressive, preferibilmente estrapolati dalla copiosa produzione ottocentesca dei numerosissimi autori, soprattutto minori, che hanno arricchito i cataloghi degli editori dell’epoca di opere con vocazione evidentemente didattica.

L’indispensabile revisione dei vari brani, arricchita minuziosamente di tutti i segni, necessari per indirizzare l’allievo verso l’azione dinamica più corretta, lo inizierà alla piena applicazione e fruizione delle sue capacità, predisposizioni anatomiche e attitudini. Il suo senso critico e la sua intelligenza, a parità di impegno lavorativo, sono i principali fattori che determineranno nel tempo la differenza nel contesto della classe.

La bravura del maestro sarà quindi determinata dalla migliore e più adeguata scelta e programmazione di studi ed esercizi. Ogni brano dovrà compendiare un solo elemento dinamico; se complesso e vario, il suo apprendimento avverrà in più episodi progressivi, non necessariamente consequenziali, quindi preferibilmente non in maniera globale.

Di seguito, la maggiore difficoltà si riscontrerà nell’organizzare la concentrazione mentale nell’allievo per il necessario mantenimento delle competenze acquisite. Purtroppo, l’applicazione dei semplici elementi dinamici, propri della tecnica di base, accanto alle nuove e varie proposte contenute in ogni studio, spesso genera disordine, distrazione e quindi dirottamenti verso il solo piacevole divertimento nell’istintiva esecuzione dei suoni ed il conseguente abbandono dello studio, della ricerca e del mantenimento costante della piena coscienza dell’azione motoria.

Il maestro, se deontologicamente corretto, sensibile e votato all’indagine noterà immediatamente che ogni sua accidentale imprudenza gli riserverà sgradevoli sorprese. Il ripristino immediato di ogni devianza è d’obbligo; esso garantisce l’incolumità dell’allievo e un precoce recupero. In tale circostanza l’assegnazione di nuovi studi non potrà più avvenire, pertanto l’esercitazione per la ricostruzione si svolgerà con l’ausilio della sola tecnica di base.

Il pollice della mano sinistra, per la sua complessa struttura anatomica merita una trattazione più attenta rispetto al corrispondente impegno già individuato nell’altra mano. Nonostante tutte le estremità degli esseri umani si presentino identiche nella totalità dei loro aspetti funzionali, il pollice, in ogni individuo, appare strutturato, seppur lievemente, sempre in maniera diversa.

Questa bio-difformità obbliga il didatta a praticare una specifica indagine sull’intero arto e a personalizzare, dal punto di vista metodologico, le regole già analizzate della compensazione e dei bilanciamenti con un impegno lavorativo sempre vario.

Il metacarpo, entrando inevitabilmente in azione assieme alle 2 falangette del pollice (della terza ne è privo) origina una personale e sempre diversa funzionalità, tanto caratteristica ed unica nella sua operatività da poter essere paragonata persino alle impronte digitali.

La norma impone un’istruzione del tipo: collocare il pollice dietro la tastiera mediamente tra il primo e il secondo dito ed all’altezza pretesa dal posizionamento delle altre dita frontali. Quando queste ultime sono dislocate sullo stesso livello o si utilizzano singolarmente, la centratura sul manico diventa di facile individuazione; diversamente, quando più dita contemporaneamente pigiano su corde diverse, l’estensione verticale causa sul pollice una situazione di disagio da cui è difficile distaccarsi. Istintivamente il pollice tenderebbe a supportare e coadiuvare la spinta del dito che occupa la posizione più centrale anche quando musicalmente le altre agli estremi hanno un ruolo esecutivo ed espressivo di maggior rilievo.

L’individuazione del preciso punto di appoggio è il primo elemento dinamico da acquisire con chiarezza e precisione soprattutto perché istintivamente l’allievo tenderebbe a coercire il dito per aderire pienamente al manico con il centro del polpastrello. Questa dislocazione è invece rara da incontrare. Normalmente l’impostazione di base della scuola spagnola determina l’organizzazione dell’insieme in modo che il pollice, sia slanciato in una direzione ortogonale al soffitto; la superfice di contatto con il legno è invece notevolmente piccola, raramente centrata, ordinariamente spostata verso sinistra, e come sopra spiegato, sempre diversamente personalizzata.

E’ obbligatorio che sulle due nocche non sia praticata alcuna azione traumatica e che le stesse non fuoriescano mai dal loro assetto naturale.

La regola generale da seguire deve quindi rispondere a quest’unico requisito: operare in modo che non sia mai il pollice a spingere il manico e le corde contro i polpastrelli delle quattro dita antistanti, ma che invece siano queste ultime a governare ogni tipo di spinta sulle corde nella ortogonale direzione ai tasti.

Le immagini che il metodo dovrà contemplare quindi non potranno mai essere esaustive; le didascalie ed ogni descrizione che l’autore vorrà inserire completeranno la chiarificazione di tutte le problematiche qui aperte.

Il metodo seguirà la sua organizzazione con l’adozione di studi con brevi e varie novità tanto da non sembrare specifici per lo sviluppo di un solo aspetto meccanico. Ad esempio il barrè, uno degli elementi tecnici più complessi, per essere espletato pienamente, servirà un lungo percorso ed una notevole applicazione.





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